Televisione – Torna su Rai 1 “XXI Secolo, quando il presente diventa futuro” con la conduzione di Francesco Giorgino.

Dopo il successo della scorsa annata, il giornalista Francesco Giorgino presenta le novità della seconda stagione in onda il lunedì in seconda serata.

Così lo stesso Giorgino si racconta nella puntata di Domenica In del 10 novembre, da Mara Venier: «Andremo in onda subito dopo L’Amica Geniale. Si tratta del programma del lunedì sera di approfondimento Rai: XXI Secolo, quando il presente diventa futuro».

Si tratta della seconda edizione? «Seconda edizione! Quest’anno riprendiamo più o meno con la stessa struttura narrativa con alcune novità. Forse la più importante novità è quella di aver fatto un programma come vuole la nostra azienda multimediale e crossmediale, ovvero andremo in onda il lunedì spiegando in modo semplice ad i nostri telespettatori, in seconda serata su Rai Uno. Poi il mercoledì, il giovedì, il venerdì avremo dei contenuti originali sulla nostra piattaforma Rai Play. Perché l’azienda in questo momento è impegnata nella trasformazione in digital media company. Dobbiamo confrontarci con delle nuove tecnologie, come appunto il digitale, e fare dei contenuti XXI Secolo digital sulla piattaforma di Rai Play significa creare un pò i presupposti per fare una interlocuzione sistemica con il pubblico piuttosto più giovane».

È un bell’impegno per te, Francesco? «Mara avremo anche un podcast il martedì mattina sull’attualità. E l’ultimo sabato di ogni mese, un altro che si chiama podcast XXI Secolo celebrities, che metterà insieme un pò tutte le interviste che svolgo il lunedì sera nell’ultima parte a personaggi del mondo dello spettacolo».

Hai già qualche ospite? «Li stiamo ancora definendo».

Per esempio, lunedì sera, su cosa partirai? «Lunedì sera partiamo sicuramente con un’analisi approfondita di quella che è la manovra economica perché siamo in una fase politica molto delicata ed è il periodo dove si decide la legge di bilancio. Sanno i nostri telespettatori che la legge di bilancio è quella più importante perché in quel contesto sono destinate le risorse, i vari ministeri. Si definisce anche l’attuazione della politica complessiva del governo. Ci saranno tanti servizi con tante chiavi di lettura interpretative particolari sul dopo elezioni ministeriali negli Stati Uniti. Anche perché a questo punto dobbiamo capire che cosa veramente accadrà nel mondo intero dopo l’elezione di Donald Trump».

«Non sai quanto piacere abbia nello stare stesso qui. Consentimi di dire che un passaggio da te qualifica anche la promozione del programma. Perché tu, non fai venire tutti».

Sai perché non li faccio venire? Perché dovrei finire alle otto stasera. E a me dispiace molto a delle volte dire dei no anche a persone che stimo o con le quali ho un rapporto. Ringraziando il Signore, tutti quanti vogliono venire! Se l’azienda mi dà due ore in più, ci riuscirei. Perché sono curiosa. Mi piace, Francesco! Ho voglia di conoscere il programma. Vorrei commentare con te, tre fatti, potendoli chiamare i tre fatti della settimana. Partiamo proprio da Trump. E poi vorrei sapere il tuo parere. Che succederà? «Certo! Allora durante la prima puntata di XXI Secolo cercheremo di capire quali sono le conseguenze dal punto di vista geopolitico e geoeconomico dell’elezione di Donald Trump. Che cosa vuol dire geopolitico? Bisogna capire se ci sarà un rallentamento dell’attenzione internazionale legata tra i due conflitti che sono in questo momento in corso; in assoluto anche i più delicati da interpretare. Ovvero il conflitto in Ucraina. Naturalmente pesa anche molto il rapporto rispetto a Putin, e il rapporto tra Trump e Zelensky. E dall’altro lato l’allargamento del conflitto in Medio Oriente. Questo è un primo punto. Il fatto che Donald Trump in campagna elettorale abbia detto che si sarebbe comunque impegnato per far cessare le due guerre ha dato una connotazione pacifista ad un candidato Presidente che da questo punto di vista si muoveva in netta discontinuità rispetto a Joe Biden».

Ti aspettavi una vittoria così importante? «Ti ringrazio per questa domanda! Sono profondamente orgoglioso di fare il giornalista. Però noi giornalisti talvolta commettiamo degli errori di inadeguatezza di chiave interpretative. Ci sono stati troppi tifosi nell’interpretazione della campagna elettorale americana. Persone e colleghi giornalisti, che erano statici nel loro convincimento. E non riuscivano a vedere quello che invece si vedeva in qualche misura con più serenità di giudizio, accogliere. Donald Trump ha recuperato moltissimo perché ha saputo parlare al ceto medio ed anche al ceto più basso della società americana. Kamala Harris ha al contrario provato, in condizioni oggettivamente di difficoltà, perché non dimentichiamoci che è entrata in ritardo, c’è stata la resistenza di Joe Biden a rimanere ancora in pista. Ha provato a dialogare con i target di pubblico che si pensava che potesse fare la differenza quello delle donne, ma dai risultati le donne soltanto in parte sono andate a votare la candidata democratica ed invece hanno dato molta fiducia a Trump. Così come l’hanno data i neri e i latinos, che era l’altra categoria a cui evidentemente la candidata democratica pensava di rivolgersi. Quindi non era così semplice, così netto che qualcuno nella stampa internazionale dava per scontato. Non dimentichiamoci Mara, che c’è stato anche dello schieramento o meno dei giornalisti. Perché il New York Times ha fatto una campagna molto netta a favore di Kamala Harris. Invece il Washington Post anche per iniziativa del suo editore ha evitato endorsement. Ha fatto una campagna molto divisiva. Poi un ultimo elemento credo che possa spiegare dal punto di vista mediatico questo cambio radicale. Perché sottolineo ai nostri telespettatori, c’è un allineamento storia degli Stati Uniti che pochissime volte si è verificato. Trump oltre ad essere il quarantasettesimo Presidente degli Stati Uniti d’America ha anche il controllo del Congresso e nello stesso tempo c’è anche la Corte Suprema. Quindi ci sono tre grandi poteri che evidentemente nell’architettura istituzionale degli Stati Uniti si confluiscono, e quindi genereranno una situazione di grande interventismo. Si cerca di capire se ci saranno effetti benefici a livello internazionale o se c’è come qualcuno ritiene, si svilupperà un ulteriore disordine mondiale».

Non ci resta che entrare nel merito della programmazione televisiva di “XXI Secolo, quando il presente diventa futuro” a partire da lunedì 11 novembre.