Televisione – Intervista a Enrico Montesano nell’appuntamento di XXI Secolo.

A distanza di più di un anno il grande attore e cabarettista romano, torna in televisione e lo fa raccontandosi da Francesco Giorgino.

Negli studi Rai di XXI Secolo, quando il presente diventa futuro, condotto dal giornalista e presentatore Francesco Giorgino andato in onda lunedì 29 gennaio, ha eseguito un’intervista a Enrico Montesano, ospite. Enrico Montesano è un attore, conduttore televisivo, cabarettista ed ex politico, originario di Roma nel quartiere Garbatella, da una famiglia di artisti teatrali romani. Fin da subito Montesano muove i primi passi verso la recitazione, dopo il diploma di geometra esordendo a teatro nel 1966 nello spettacolo “Humor nero” di Vittorio Metz come imitatore, nel Piccolo Teatro Goldoni. Avvalendosi della collaborazione di Leone Mancini, nella stagione del 1967/1968, ha iniziato la sua attività di cabaret in un noto locale romano, denominato “Puff”. Ha preso parte al film “Nel sole” nel 1967, con Ciccio Ingrassia, Albano Carrisi e Romina Power, Franco Franchi. Il debutto in televisione porta la firma di Castellano e Pipolo, con “Che domenica amici”, programma di varietà in onda nel 1968 condotto da Raffaele Pisu per la regia di Vito Molinari e, nella trasmissione “Quelli della domenica” presieduta da Paolo Villaggio. Allo stesso modo, Montesano continua sia la strada del teatro che quella della televisione, eseguendo la stagione de Il Bagaglino con Gabriella Ferri, verso la fine degli anni sessanta. Iniziò un sodalizio artistico con Pingitore e Castellacci, portandolo nel 1970 ad essere presenza fissa in “Dove sta Zazà e Mazzabubù”, con Ferri. Montesano approdò in radio, prendendo parte al programma “Grande varietà” durato per quattro stagioni – tra il 1972 e il 1976. I personaggi che interpretò, tra cui vi sono il Torquato pensionato, Dudù il gagà e “Cocò e, la “Romantica donna inglese, ottengono grandi approvazioni passando poco dopo, anche in tv. Ha collaborato per la stesura di testi assieme a Ferruccio Fantone e Antonio Amurri. Tra l’intesa carriera di Montesano, nell’anno 1972, c’è anche la musica passata pian piano, in forma marginale; per poi lasciarla definitivamente. Incise il suo primo quarantacinque giri, “Fortuna sì, fortuna no, grazie”, ottenendo un discreto successo. Enrico prese parte ai film “Stasera mi butto”, “Io non protesto”, “Io amo”, “Nel sole”, “I quattro del pater noster” con Oreste Lionello e Paolo Villaggio. I primi ruoli da protagonista li otterrà nella coppia scenica artistica con Alighiero Noschese, con i film “Io non scappo…fuggo”, “Io non spezzo…rompo”, “Il furto è l’anima del commercio!?…”, prodotti da Dino De Laurentiis. La sua stagione lavorativa proseguirà con “Boccaccio”, “Il prode Anselmo e il suo scudiero”, diretti da Bruno Corbucci; poi vi è “Io non vedo, tu non parli, lui non sente” di Mario Camerini. Rilevante per Montesano fu anche la collaborazione con Steno in “Occhi storti”. Ha recitato assieme a Barbara Bouchet in “Amore vuol dir gelosia”, diretto da Mauro Severino e girato nella città di Procida. In carriera ha spaziato fra teatro, cinema e televisione. Nel 1966, esordisce a teatro e al cinema acquisendo maggiore celebrità soprattutto a partire dagli anni settanta, dove partecipa come imitatore a diversi programmi televisivi targati Rai tra questi, troviamo “Quantunque io” del 1977.  Ancora nello stesso anno, vinse un David di Donatello speciale in merito al passaggio dal piccolo al grande schermo e, sempre nel 1977, tornò in tv su Rai 2 con “Quantunque io”, programma di varietà. Nel corso degli anni settanta ha recitato in pellicole, quali “Tutto suo padre”, “Il marito in collegio”, “L’Italia s’è rotta” e il celebre film “Febbre da cavallo”. Un anno dopo, gli affidarono il musical “Bravo!”.  Nell’anno successivo (1978), Montesano interpreta Rugantino, prima di una serie di commedie musicali di successo tra i quali, “Bravo!” del 1981 e “Se il tempo fosse un gambero” del 1986. Nel 1976 è co-protagonista del celebre film “Febbre da cavallo” di Steno, insieme a Gigi Proietti. Prende parte a successive commedie nel decennio successivo, dove a trovare successo saranno, “Aragosta a colazione”, “Qua la mano”, “Il ladrone” di Pasquale Festa Campanile film girato insieme all’attrice e produttrice televisiva Edwige Fenech; “Il conte Tacchia” di Sergio Corbucci, “I due carabinieri”, protagonista insieme a Carlo Verdone, che riscontrò boom di incassi e vincitore del Biglietto d’oro AGIS. Nel 1984 recitò nel film “Mi faccia causa” di Steno e, un anno dopo, con “A me mi piace”, musiche di Fabio Concato e Mike Francis, vinse nel 1986, un David di Donatello e il Nastro d’argento come miglior regista esordiente. È nel cast di “Grandi magazzini”. Prende parte a “Noi uomini duri” del 1987 con Renato Pozzetto e con “Il volpone” si trova assieme a Paolo Villaggio, Renzo Montagnani, Enrico Maria Salerno. Nell’anno 1987, tornò a collaborare con Mario Monicelli per il film “I picari” con la partecipazione anche di Giancarlo Giannini. Nel 1988 Enrico Montesano è chiamato a condurre con Anna Oxa “Fantastico 9”, programma del gran varietà del sabato sera andato in onda su Rai 1, tra le trasmissioni abbinate alla Lotteria Italia. Montesano infatti conquistò pian piano il gran pubblico. Negli anni novanta ha svolto un’esperienza politica in un primo momento come consigliere comunale a Roma e dal 1994, come deputato al Parlamento europeo; abbandonando due anni dopo; la situazione politica. Restando in quegli anni, interpretò per due stagioni “Pazza famiglia” su Rai 1. Nel 1997 la Rai introducendo il format “Fantastico”, la cui conduzione passò a Montesano e Milly Carlucci, il programma si chiamò “Fantastico Enrico”. Poco dopo, al trascorrere di cinque puntate, la conduzione di questo programma passò a Giancarlo Magalli. Nel 2005 è approdato in televisione con “Il mondo è meraviglioso”. Nel 2009 è nel cast di “Ex” e nel 2010 di “Tutto l’amore del mondo”, per la regia di Fabrizio Brizzi. A partire dalla stagione 2016/2017 Montesano ha fatto parte della giuria di “Tale e quale show” condotto da Carlo Conti, affiancando Claudio Amendola e Loretta Goggi nell’edizione del 2016 e, da Goggi e Christian De Sica, in quella successiva.  A settembre del 2022, Enrico Montesano è stato protagonista a “Ballando con le stelle”, format condotto da Milly Carlucci in onda su Rai 1 il sabato sera; in cui ha partecipato insieme alla ballerina Alessandra Tripoli, nonostante questo step terminò a metà del percorso complessivo, venendo dunque eliminato e non potendo attingere al ripescaggio.

Schietto, ironico, un mattatore dello spettacolo comico italiano. Radio, tv, teatro, cinema. Ha portato alla ribalta personaggi diventati popolarissimi, ribelle a tutte le etichette. Lo chiamavano “Er vulcano de Roma”. Bentornato ad Enrico Montesano, in tv! Grazie a te per avermi invitato!  È da più di un anno, che i telespettatori non ti vedono in televisione e, a noi, ci fa molto piacere, che possa cogliere questa occasione, per ricongiungerti con il tuo pubblico «Certo! Mi fa molto piacere. Infatti è passato più di un anno e, non posso ancora spiegarmi il perché sia successo tutto ciò. Ho patito tanto la lontananza da Mamma Rai, essendo nato in Rai, faccio parte della famiglia e vorrei partecipare alla grande festa dei settanta anni della nostra tv ed i cento della radio». Partiamo dall’inizio Enrico. Hai esordito come imitatore nelle feste patronali. Che cosa ricordi di quella prima esperienza? «Posso definirla una grande scuola, perché proprio lì, il pubblico stava in piedi e, il tutto, era gratis per l’accesso allo spettacolo. E, chi ad esempio, non era interessato, lasciava la piazza. Bisognava avere il ritmo e interessare la platea, avere dunque orecchio. Questa grande esperienza fa parte di alcuni miei monologhi.  Ricordo quando si creava l’atmosfera con la processione del Santo Patrono, i giochi in piazza. È la nostra profonda cultura delle Province, pensando alle luminarie». Che autenticità, che atteggiamento genuino «È stata sicuramente una grande scuola. Bisognava essere precisi, puntuali e, si ritornava a Roma di notte, ma soddisfatti».

Stiamo festeggiando i cento anni della radio. Ti sei definito una creatura radiofonica. I primi successi di Enrico Montesano sono andati a Radio Rai e, ai Maestri grandissimi come Alighiero Noschese «Disegnavo tutti i pomeriggi ed avevo la radio accesa. E, mi ricordo Alighiero, con quelli appunto di quel tempo come Fabrizio, Totò ed anche altri. Li ascoltavo e poi, il sabato e la domenica dicevo all’ingegnere che avevo una serata, una tournée nell’alto Lazio e, mi rispondeva che avrei comunque dovuto terminarli per il lunedì successivo. Alighiero Noschese è stato il mio Maestro, il mio esploratore. Quando De Laurentiis mi chiamò per fare un film con un grande Maestro, rappresentò per me, una grande gioia». Poi è arrivata la televisione, che come ricordavi, qualche giorno fa ha compiuto settant’anni. Sei stato uno straordinario interprete della televisione. Il primo personaggio, che Enrico Montesano ha portato sul piccolo schermo è Felice Allegria, quindi stiamo nel 1968. Riavvolgiamo insieme, il nastro? Felice Allegria aveva una esclamazione, diventata poi molto nota. Qual era? «L’apocalisse! Perché gli andava tutto male. L’ho interpretato in un teatrino-cabaret».

Ad un certo punto, Montesano si sdoppia con Dudù e Cocò, i due spassosi devo dire soprammobili. Eri a tuo agio? «Decisamente sì. Mi divertivo molto a fare Dudù e Cocò. Ad esempio, anche pensando al film di Totò, quando ripeteva in una scena ripetutamente una stessa frase. Questi personaggi nacquero grazie alle sere di grande varietà alla radio e, portate successivamente in televisione. E, già da lì, c’era la tecnica ma non si poteva vedere il trucco. Posso dire, erano difatti grandi Maestri, già all’epoca».

In seguito Enrico Montesano dà vita televisiva per così dire, alla Romantica donna inglese, che vede sempre tutto, ma proprio tutto. Come nasce quest’altro personaggio, con la scena di Montesano “pittoresco”? «Mi piaceva trovare una chiave con gli autori, di un qualcuno che è talmente innamorato dell’Italia e, gli piace tutto ciò che guarda attorno a sé, sembrando tutto pittoresco». Un altro personaggio, che hai interpretato è Torquato il Pensionato. Cosa ci dici, a riguardo? Che cosa voleva raccontare e, a quale Italia? «Sì. C’era il momento in cui si parlava dei giovani – la musica, la moda e quant’altro. E, mi buttai a fare questo monologo».

Come ti viene nel fare il particolare fischio? «Prende il nome di “fischio alla pecorara”. Pertini venne al Teatro Sistina e gli feci il fischio». Da quel momento, Enrico Montesano ha fatto tanto cinema. Tra i film di maggiore successo c’è sicuramente Il conte Tacchia? «Riguarda una scena spassosa con Panelli davvero straordinario, quando diceva “Dovete annà a lavorà”, ripetutamente. Poi c’è Ninetto Davoli, un altro grande attore romano anche lui fantastico, che ha eseguito tanti film anche con Pier Paolo Pasolini. Panelli era proprio una forza della natura». Sai questa frase la manderei, come si dice, proprio a loop. Tra l’altro è ispirato ad un artigiano, che è realmente esistito agli inizi del Novecento? «Sì, lui era il figlio di un Bennicelli, interpretato da Pietro Romano, conosciuto a tutti come il conte Tecchia, per la curiosa abitudine di lasciare sotto i mobili traballanti dei cunei di legno, in dialetto romano, definendo le “tacchie”; come viene anche spiegato stesso da lui, all’interno del film».

Uno dei successi più clamorosi dal punto di vista televisivo di Enrico Montesano, fu “Fantastico 9”. Tra i tanti record, troviamo anche quello delle vendite dei biglietti della Lotteria Italia con quasi trentotto milioni di tagliandi, acquistati. Si tratta di un passaggio, che è entrato di diritto nella storia della nostra televisione. Che meraviglia! Rugantino con Nino Manfredi ed Anna Oxa, rappresentano un vero e proprio cult. Tu devi molto a questa maschera del trucco romano? «Vedere Nino Manfredi che canta, ha rappresentato per me, un grande onore essendo stato il primo Rugantino. Posso definirla una chiamata davvero meravigliosa. Mi chiesero se sapevo cantare avendo loro un’idea e, risposi che ero intonato; facendomi sapere. Interpretai Rugantino e fu la prima maschera, ovvero possiamo definirla come l’unica maschera senza la maschera. Rugantino ha un pò il carattere romano, me ne ha date, ma gliene ho dette».

Sei un “albero artistico” dalle mille radici. E, a tal proposito, perché hai attinto da più ambiti, a dimostrazione della tua bravura e della tua ecletticità? C’è un’altra grande prova di bravura di Enrico Montesano, dove si era ispirato a questa circostanza, a Tòtò? Enrico Montesano stando in piedi all’interno dello studio Rai, interpreta il mitico Totò, connettendo il personaggio con l’aggiunta di una marionetta tipica da teatrino. «L’ho fatto proprio per Mamma Rai. Posso dire che la camminata di Totò è tutto. Bisognerebbe appunto guardarlo una volta al giorno e studiarlo, riguardo alla sua bravura, che portava in scena».

Achille Campanile ha pubblicato un giorno, “Il Trattato delle barzellette” e, Umberto Eco, ha scritto anche lui le barzellette. È una vera e propria forma d’arte. Ce ne vorresti dire una? «Ce ne sarebbero davvero tante da poter raccontare al gran pubblico, che ci ascolta, anche se alcune sono un pò spinte, diciamo colorite».

La domanda delle domande. Nella tua lunga carriera sei riuscito a capire, che cos’è la comicità? «La comicità è bella, interessante perché è una variabile, un mistero. Sono due i possibili casi: scatta, oppure non scatta».

Prima di salutare Enrico Montesano, vorrei ricordare un’immensa attrice e conduttrice italiana, Sandra Milo, che ci ha lasciato lunedì 29 gennaio – aveva novant’anni e, fu la musa di Federico Fellini, che l’aveva a sua volta soprannominata con tanto affetto “Sandrocchia”. Enrico, che ricordo hai di Sandra Milo? «Nonostante non abbiamo mai lavorato assieme; l’ho incrociata qualche volta ed era sempre solare, sorridente, disponibile e, quindi posso dire, era una Donna straordinaria, che la ricorderemo proprio così, sempre bella ed ironica». Grazie ad Enrico Montesano per essere stato con noi! Sei un pezzo importantissimo della storia della televisione italiana. Grazie, grazie per le emozioni che ci hai regalato. 

Vi lasciamo con una frase motivazionale del ventiseiesimo Presidente degli Stati Uniti e Premio Nobel per la Pace, Theodore Roosevelt, che diceva “Credi di poter fare qualcosa e sei già a metà strada”.  Come sempre a fine puntata, vengono proiettate le immagini girate nelle principali capitali del mondo, città in continuo movimento e proiettate nel futuro.

L’appuntamento televisivo con XXI Secolo è a lunedì prossimo.

Intervista a Enrico Montesano nell’appuntamento di XXI Secolo