Televisione – Biagio Antonacci si racconta da Mara Venier a Domenica In.

Dopo una prima parte del programma dedicato al Festival di Sanremo, nella seconda, la conduttrice Mara Venier ha eseguito un’intervista ad Antonacci, super ospite di domenica 21 gennaio, nei studi Rai di Domenica In.

Biagio Antonacci è un cantautore e musicista originario di Milano. Cresciuto a Rozzano, già da giovanissimo suona la batteria in diversi gruppi di provincia continuando al tempo stesso il diploma da geometra. Subito dopo la maturità, si arruola nell’Arma dei Carabinieri e frequenta la Scuola Allievi, alla caserma Cernaia di Torino. Concluso il corso, svolse il servizio a Garlasco. Antonacci in quei giorni, essendo venuto a conoscenza che il cantautore Ron risiedeva proprio a Garlasco, decise di conoscerlo non pensandoci, su. Ron ascolta i suoi pezzi, lo sottopose a un provino e, una volta essere convinto delle sue capacità tecniche, lo presenta a Gaetano Curreri, frontman degli Stadio, facendolo poi debuttare per l’apertura di un suo concerto. Antonacci nel 1988 ha partecipato nella categoria Nuove Proposte al trentottesimo Festival di Sanremo con il brano “Voglio vivere in un attimo”, non trovando l’accesso alla finale. Ottiene il primo contratto discografico con la PolyGram e, un anno dopo, nel 1989 è stato pubblicato il suo primo album, “Sono cose che capitano”. Successivamente, produrrà il secondo album “Adagio Biagio” pubblicato nel 1990.

Ad oggi, il 12 gennaio, è uscito il nuovo album di Biagio Antonacci, “L’inizio”. Appena arrivato in studio, Antonacci canta il suo nuovo singolo: “A cena con gli Dei”. Così si racconta Biagio Antonacci a Domenica In. Brindiamo alla vita e soprattutto brindiamo a quello, che abbiamo «Sì. Il più grande regalo della vita è rispettare proprio la vita. La cosa che dobbiamo fare avendo avuto questo grande dono, cercando di avvicinarci nella maniera migliore, è essere contenti di affrontare anche i momenti, che magari non sono il top, quando ad esempio, delle cose vanno male. E ce ne abbiamo avuti, tutti. E, questa paura non ti porta a fare quel passo in avanti per cercare di togliere o aumentare un concetto di futuro, che potrebbe essere anche migliore, quando si pensa a fare dei cambi. Perché ci troviamo nella zona di comfort. E ho trovato che andando un pò più in là, si toccano degli argomenti e delle anime diverse e, tutto ciò, mi piace tantissimo. 

È un pò come ricominciare, rinascere? «Assolutamente». 

Sei stato quasi cinque anni a produrre questo album, perché questo lavoro ti sia costato tanto impegno e tanta coerenza, come sei sempre stato tu «Quando scrivo una canzone l’impegno quasi non lo senti essendoci la curiosità, la voglia di fare, di essere consapevole che anche un errore nella musica ti fa riflettere. Quando le cose vanno sempre bene è troppo facile, affrontare la vita con questa carica. Ci sono momenti in cui ci si mette anche in discussione con quello che si fa attraverso la musica e, si cerca di trovare sempre un compromesso come si è come essere umano e con quello, che in televisione porti, ovvero la tua immagine. Nessuno ci conosce davvero. Siamo stesso noi, a bilanciare quello che siamo stati e, a dare un senso anche al nostro futuro. Dipende sempre e solo da noi».

Sei sicuramente più maturo «Ho quattro figli. Sono cresciuti quasi tutti assieme. Il più grande Paolo è un autore musicale ed ho collaborato con lui, nei primissimi singoli. Ed è stato molto divertente lavorare insieme. Giovanni, lavora in radio e sta cercando di fare il manager, il produttore artistico. Benedetta vive a Bruxelles ed è avvocato. Diciamo, che sono stato molto fortunato. E, poi, c’è Carletto, che è appena arrivato ed ha due anni».

Sei diventato papà molto giovane, avendo i figli grandi. È bello dunque diventare papà, in un’età più adulta? «È bello perché ricominci a capire, che le cose più concrete alla fine, sono proprio queste. Si tratta della vita quotidiana. Sono le notti, che passi a pensare al suo futuro. Sono le notti, che pensi come sarà questo Universo un domani, nei confronti di questi giovani, ragazzi».

Sono notti in cui per non svegliare i tuoi figli, ti chiudi in bagno e con il tuo telefonino registri il motivo del pezzo. Mi ha fatto molto ridere questa immagine, perché molto spesso, ti accade di notte l’ispirazione? «Sì, è incredibile. Poi essendo autodidatta, non conosco la musica. E, allora per memorizzare registro. Mi alzo, vado in bagno e, silenziosamente quasi sussurro alcune parole di un brano. Ad esempio, di questa canzone tra l’altro, “A cena con gli Dei”, ho ancora il vocale».

Ti ricordi ai tempi del Cantagiro «Mi avevi detto, che “Liberatemi”, sarà la canzone che ti farà permettere di fare il geometra e ti lancerà verso il pianeta della musica».

Perché la gavetta l’hai fatta veramente. Nasci alla periferia di Milano, a Rozzano «Mamma sarta e papà parrucchiere. Suonavo già la batteria sui divani di casa. Mio padre a furia di cambiare i divani, me ne comprò una».

Hai dichiarato, che vivendo a suo tempo, nelle case popolari il problema era il parcheggio. Quando sei riuscito ad avere un garage per parcheggiare la macchina, ti sei sentito “Bruce Frederick Joseph Springsteen”». «Mi sono sentito ancor di più. Perché quando ho comprato la casa ai miei genitori nel centro un pò più chic di Rozzano, avevamo un boxe-auto. Dopo vent’anni che mio padre spingeva la macchina in fondo, per parcheggiare la macchina, poiché si faceva così; ho raggiunto la pace. Oggi, è cambiato tutto. Hanno allargato i parcheggi, sembra tutto più semplice. Ai tempi, invece era difficilissimo. Sembrava davvero una cosa impossibile ed invece, è poi arrivato. È un orgoglio incredibile per aver fatto qualcosa per i miei».

Non sei mai riuscito a tuo papà, a dirgli “Ti voglio bene”. Perché? «Si, infatti l’ho anche scritto in musica. Non si sa il perché. O per il motivo, che si ha paura, o scatta la timidezza di dire a tuo figlio magari “Bravo”, “Ti voglio bene”. Non ho mai ricevuto questo da mio padre, non riusciva ad esternare questo sentimento. Poi con il passare del tempo, me lo sono tenuto dentro di dirgli, “Ti voglio bene”. E così, con i miei figli, ho sempre cercato, esagerando anche di dirlo spesso. Perché non vorrei arrivare a quel punto, di non aver regalato una sensazione così bella, per dire “Ti voglio bene”, ad un pezzo della tua genetica, della tua storia. Anche perché il tempo è breve, il tempo passa. Non abbiamo il tempo mai di dire l’ultima cosa alle cose che amiamo. Questo vale anche nei sentimenti in amore. Bisogna dire tutto ciò che si sente. Noi siamo convinti, che il tutto si fa domani. Ma non esiste. È oggi, la cosa bella. Noi, siamo oggi».

Tua mamma Ornella, la parti anche il tour. Poi mi racconti anche il perché e, se lei viene volentieri «Sappiamo tutti, in che modo amiamo le nostre mamme. E, quando leggo negli occhi delle persone che soffrono, che vivono una cosa simile, penso sempre alla potenza del ricordo, al rispetto che noi abbiamo nei confronti della vita quando queste persone, ci lasciano. In questi casi, dobbiamo piangere, soffrire, ma poi continuare ad essere felici perché il dono della vita, va rispettato. Proprio nei confronti di chi, ce l’ha regalato. Credo che la nostra forza, sia questa. La forza è l’unica possibilità che abbiamo, per rispettare questo amore, che gira sempre nell’aria».

Tu la senti molto vicino, la tua? «Certo. La porto anche sul palco».

Ad un certo punto, fai di tutto pur di incontrare Ron. Ci racconti? «Quando ero all’Arma dei Carabinieri ed ero alla stazione di Garlasco. E, pensavo che proprio qui, viveva Ron, uno dei miei più grandi idoli della musica italiana. E avevo detto, ditegli che quando passa la macchina di Ron, lo inseguiamo in senso buono, perché ci vorrei parlare. E, così è successo».

Poi sei andato dalla mamma? «Si. Sono andato a conoscerla, portandole un mazzo di fiori. L’ho trovata una donna meravigliosa, che mi ha accolto e mi ha offerto anche il caffè. E mi sono innamorato della sua famiglia. Nel frattempo, Ron ascoltava le mie canzoni ed era molto preso. Dicendomi, che avevo le caratteristiche, avevo una personalità incredibile e dovevo continuare a fare quello, che stavo facendo. Continua a fare il geometra, non perdendo mai il famoso posto sicuro perché occorre sempre avere il “piano b”, sempre; però sogna, canta, vivi e, spera. E proprio, così ho fatto».

Sei continuato a svolgere due lavori? «Certo, l’ho fatto per tanti anni».

Quando hai lasciato il lavoro di geometra? «Dopo tre anni, che avevo fatto “Sanremo Giovani”. Lo feci nell’anno 1988, venni eliminato e, tornai in cantiere, davvero molto orgoglioso. C’era talmente quello stress a Sanremo Giovani, dell’eliminazione e, tornavo in cantiere ed i lavoratori non mi parlavo quasi più. Avevano la paura di dirmi, che ero stato eliminato al Festival. Ed io, stavo in silenzio. Nell’ultimo giorno di lavoro, mi dissero “È da un pò che non la vedo in tv. Non me lo dimenticherò davvero mai: bellissimo».

Cantagiro «C’erano davvero tutti. Non si respirava l’ansia da prestazione».

Nel mondo dello spettacolo sei amico di tutti, ma ci sono due artisti che hai un rapporto un pò più intenso degli altri. Eros Ramazzotti, che è stato ospite a Domenica In, lo scorso anno e, Laura Pausini, ospite alcune settimane fa, anche lei. Tu, hai fatto una telefonata in diretta, facendole anche una grossa sorpresa.

E, vorrei parlare proprio dell’amicizia, quella vera, che secondo me, è fondamentale quanto l’amore

«Ero in promozione a Milano, stando promuovendo il disco e c’erano tante interviste. Sapevo che se non andavo quella sera, non l’avrei vista per molto tempo perché sarebbe stava fuori, dall’Italia. E, volevo farle una cosa inedita, perché se dico vengo a trovarti, mi avrebbe risposto con cantiamo insieme. A questo punto, mi presento al Forum, salgo sul palco così com’è e, chiamo suo marito. Facendo talmente tanto freddo al Forum, sono rimasto in macchina e mi indicavano la scaletta prima di poter entrare. E non ho mai visto una gioia tale, in un duetto tra due colleghi; trattandosi della canzone del duetto con più abbracci della storia della musica italiana. Quando ci guardavamo, ci continuavamo ad abbracciare».

Cosa vi lega? Qual è questo legame così forte, di amicizia, al punto di fare le vacanze insieme?  «Laura Pausini la conosco veramente da quando faceva piano bar a Bologna con Fabrizio, suo padre. Andando in questo posto, guardando questa ragazza e, me la ricordavo. Lei tra l’altro, era già mia fan. Poi ho scritto una canzone per lei, intitolata “Tra te e il mare”. E da lì, è partito la nostra amicizia, ma anche il successo di quelle cose internazionali, che abbiamo fatto, poi con “Vivimi”. Abbiamo eseguito un tour insieme, davvero meraviglioso. Infatti mentre eravamo sul palco, Laura Pausini mi diceva, adesso, cantiamo ancora insieme? È una ragazza, che amo tanto. Perché l’amicizia è anche amore».

Non è facile trovare amici veri? «Sì veri, oltre a trovare amici, che capiscano anche i tuoi cambiamenti. Perché tu cambi. E, difficilmente si viene accettati per i cambiamenti anche se si vuole percorrere una strada diversa. Molto spesso è successo che ti dicono, che si è un pò cambiati. Proprio perché in quel determinato momento, ci si sta prendendo una tua strada, che è diversa da quella dell’amico. E quindi sembra, che ti stia allontanando da lui. Ma invece, si sta compiendo un gesto di coraggio».

Sono loro che si stanno allontanando perché pensano, che tu stiamo cambiando «Certo, è proprio così. Bravissima. Questo è il problema, sentendoci in colpa».

“Se io, se lei”. Questa è una canzone, un atto d’amore meraviglioso  «Sì, voglio il tuo bene perché me ne hai regalato tanto. Si tratta di una grande generosità. Ricordami, ma lasciavi andare. Proprio lasciarsi andare è un gesto meraviglioso. Ovvero il coraggio di poter fare un’altra scelta, di farla liberamente, non sentirsi in colpa, essere una Donna, un uomo libero. Questo insegna l’amore, questa è la vita. La liberta è la consapevolezza. Purtroppo non sempre accade in cui l’uomo pensa di avere il possesso di una persona e, non accetta, che invece, sia finita. Questa canzone, vorrei stamparla nella testa di tutti gli uomini, che non hanno questo coraggio di rispettare la Donna, che hanno amato e, sono stati anche amati ma non hanno il coraggio di lasciare andare. E, allora subentra questo atto assurdo, che si chiama violenza. Cari signori, ragazzi, imparate».

Hai compiuto sessant’anni, da poco. Si comincia a fare un piccolo bilancio, vero? «Sicuramente. Pensa, che sono diventato ancora una volta padre. Si tratta di un bilancio fantastico. Oggi, posso permettermi ed ho la fortuna di poter fare un pò quello che voglio, soprattutto all’interno del mio lavoro. Se voglio esserci in un posto ci vado, altrimenti non ci vado. Se voglio comunicare qualcosa lo faccio ma non mi sento più obbligato dai sensi di colpa, a fartelo sentire. In questo momento, mi sento in un ruolo non libero perché la libertà non esiste ma si parla di consapevolezza, che rappresenta la chiave di tutto. Sono consapevole di quello che ho fatto, sono consapevole che farò tutto ciò, che mi arricchirà. Ovvero devo poter avere una ricchezza interiore, uno stimolo diverso, anche cambiando facendo una musica diversa.  La cosa bella è restituire quello che si è avuto dalla vita. Posso dire, che ho avuto una vita fortunatissima. E, abbiamo il dovere di restituire, è fondamentale. Restituire».

È bellissimo tutto ciò che stai dicendo, Biagio! «L’umiltà, ringraziare un ospite, uno come lui trattandosi di uno dei più grandi personaggi del mondo, avvicinandomi e dicendomi grazie, dieci volte. Perché ho fatto qualcosa per lui e per questo, mi ringrazia. Questo è la grandezza dei grandi artisti, quello che invece, dovrebbero imparare tanti artisti: Ringraziare. Tra l’altro oggi, domenica 21 gennaio, è la Giornata degli abbracci».

Ti emozioni ancora a fare un’intervista anche se ti trovi di fronte un’amica, che conosci da tempo? «Mi emoziona sempre il concetto della televisione, che mi mette un pò di ansia».

Vorrei ringraziare il maestro Salamone. “Noi ci facciamo compagnia”, è una canzone del 2004 «È un brano celebre per vincere la solitudine e la malinconia». Subito dopo Antonacci, la esegue nello studio Rai.

Il 12 gennaio, è uscito “L’Inizio”, il tuo nuovo lavoro discografico dopo cinque anni «Faremo un tour a settembre 2024, al Vittoriale, in cui faremo dieci date. È un posto incredibile, ci andavamo da bambino. Ed avevo sempre detto, che stesso qui, avrei voluto fare un incontro. Sarà un concerto ma si tratterà anche di un incontro perché sarà molto intimo». Antonacci esegue il pezzo “Lasciati pensare”.

Le parole di Mara Venier, a conclusione della puntata di Domenica In: «Grazie maestro, grazie Biagio di essere stato con noi. Grazie, grazie a tutti! È stata una domenica bellissima. Buona vita e brindiamo alla vita, Biagio! Per sempre. Grazie! Saluto il pubblico. Grazie a tutti quelli, che ci hanno seguito per tutto il pomeriggio, ci vediamo domenica prossima.

Biagio Antonacci si racconta da Mara Venier a Domenica In