Sanremo – XXI Secolo, Francesco Giorgino: in collegamento da Sanremo Carlo Conti. L’intervista.
Undicesima puntata di “XXI Secolo, quando il presente diventa futuro”condotta dal giornalista Francesco Giorgino
Puntata speciale, dedicata interamente al Festival di Sanremo.
Lungo a faccia a faccia con Carlo Conti per capire le novità di quest’anno. «Con lui parleremo delle canzoni, dei co-conduttori, dei super ospiti e di tanto altro ancora».
Andati in onda durante la puntata anche tanti reportage sul campo nella città dei Fiori.
Buonasera Carlo Conti, Direttore artistico e conduttore della settantacinquesima edizione del Festival della Canzone italiana. Ciao Carlo, come stai? «Bene. Spero di essere anche amico tuo e di tutti i telespettatori. Sei sicuramente un grande amico ed una persona a cui voglio davvero molto bene. Sono sicuro, che sarà un grande successo».
Sei emozionato, hai uno stato d’animo particolare per questa edizione?
«Chi mi conosce bene sa che vivo con grande serenità e non vedo l’ora di iniziare anche perché quello che si vedrà rappresenta la punta dell’iceberg. Non vedo l’ora di far sentire le canzoni che sono state scelte con la speranza, che possono far cantare, che possono far divertire, che possono far riflettere e che comunque possono restare nel tempo, oltre che essere ascoltate da un pò tutte le radio».
Carlo, che Festival sarà il tuo? «Festival di Sanremo, perché Sanremo è Sanremo come dice il grande Pippo Baudo. L’ha creato lui negli anni. Il Festival che facciamo oggi, è sicuramente figlio dei suoi Festival che ha inventato o comunque con grandi organizzatori come tanti che si sono alternati, Dirigenti Rai nella gestione di questo grande carrozzone, che è fatto di musica, ma è fatto anche di chiacchiere, di gossip. È proprio l’evento che si crea intorno al Festival, e che ci permette anche tutti insieme nel ricordare lo stesso evento, così come quando gioca la Nazionale».
“Con Sanremo un colpo di tosse diventa un terremoto, ma è la bellezza del Festival”. Indovina chi l’ha detta questa frase? «È mia! L’ho detta la prima volta a Maria De Filippi quando l’ho convinta a fare il Festival nel 2017, ricordandole che anche un colpo di tosse diventa un terremoto, proprio perché è tutto amplificato come è giusto che sia, altrimenti non esisterebbe questo fantastico carrozzone».
Da quante settimane, se non mesi sei a Sanremo? «Sono a Sanremo da circa due settimane e mezzo. Per fortuna ci sono state anche delle belle giornate di sole, facendo qualche bella passeggiata sul mare. Con grande attenzione ho seguito tutte le prove con gli autori, ed anche i vari momenti, che ne seguono. Perché poi avendo ventinove cantanti, c’è una scaletta con delle esigenze, con gli strumenti che devono entrare ed uscire. E con una squadra pazzesca che sta coordinando il tutto, la regia di Maurizio Pagnussat e con una grande squadra dei nostri colleghi Rai, che ci mettono veramente il cuore l’anima per realizzare al meglio questo evento».
Qual è la giornata tipo di un Direttore artistico del Festival di Sanremo?
«Da oggi in poi è ben diversa. Ci si sveglia, si va poi a fare la conferenza stampa di mezzogiorno, fare tutte le prove del pomeriggio e si fa la puntata. Una volta finita la puntata si corre a dormire, spero anche abbastanza presto perché come sai ho anche riportato il DopoFestival e quindi intorno all’una e dieci, l’una e un quarto, a seconda delle serate dovrebbe riprendere proprio il DopoFestival con Alessandro Cattelan. Vado a dormire, la mattina seguente ci si sveglia, si guardano gli ascolti, si va in conferenza stampa, e si ricomincia con le prove del pomeriggio, la puntata, un pò un via e via».
Anch’io nel mio piccolissimo nel 2002 ho condotto il dopo Festival. Anche in quel caso andava in onda alla stessa ora, però lì che c’era Pippo Baudo come conduttore interveniva spesso, quindi si trattava di una sorta di prosecuzione della serata del Festival. Sono ventinove i Big in gara quest’anno dopo l’autoesclusione di Emis Killa. Carlo, quante canzoni hai ascoltato prima di stilare la lista dei Big? «Dei Big avrò ascoltato forse un 480 canzoni. E di queste soltanto trenta ne avevo inserite nella lista, aumentando anche di quello che avevo previsto inizialmente perché ho notato un grande fermento, una grande crescita della musica italiana».
Tanto talento? «Sì, certo! Tanto talento, tanti produttori nuovi, autori nuovi, tante produzioni interessanti, tante sfaccettature diverse della nuova musica italiana».
Materialmente, raccontaci un pò. Dove le hai ascoltate le canzoni. Perché insomma ascoltare tutti questi brani è un lavoro…«La differenza la faccio con il mio ultimo del 2017, che mi portavano ancora i CD con le canzoni. Adesso, grazie alla tecnologia arrivano tutte sul telefonino, i drive, che ho imparato anche ad utilizzare essendo poco tecnologico. Il primo ascolto lo faccio a volume basso, poi quando la canzone mi prende alzo un pò il volume, comincio a vedere il dettaglio delle parole, il tutto fatto nel mio tragitto in treno da Firenze e Roma, mentre andavo a fare anche Tale e Quale».
Quali sono stati i criteri di valutazione. Ovvero quando è il momento in cui riesci a capire che è un pezzo da Sanremo? «Prima di tutto bisogna uscire da questo luogo del brano da ascoltare. Ovvero va ascoltato indipendentemente se debba essere presentato su di quel palco, oppure no. Ma si tratta di un brano, che abbia un qualcosa da dire, o per la sonorità, o per le parole, o per il contenuto, o perché fa divertire ed è un formulare una volta un mosaico, una volta ho detto un bouquet di fiori essendo al Festival di Sanremo, un piatto con tanti sapori, con tante sfaccettature diverse, un mosaico, un collage di tanti colori, cercando proprio di rappresentare tanti momenti. Ovviamente non si può rappresentare tutta la totalità della musica italiana, qualcosa purtroppo ne esce fuori, come ad esempio, il rock anche se c’è in alcune di queste».
Carlo Conti ha scelto dodici co-conduttori per questa edizione del Festival. Pronuncerò ad uno ad uno i nomi dei tuoi co-conduttori e tu se lo vorrai, sceglierai un aggettivo per loro. Partiamo da Antonella Clerici…«una sorella, una donna straordinaria». Gerry Scotti? «Un amico, un fratello di “virus”. Ci siamo chiamati così, perché abbiamo preso il Covid nello stesso periodo e ci telefonavamo dandoci forza a vicenda; un grande professionista. Siamo stati dirimpettai, l’uno contro l’altro, io all’Eredità lui al preserale su Canale 5, eppure sempre con grande rispetto mai una polemica l’uno contro l’altro». Bianca Balti? «Una donna fortissima, che dimostra il momento difficile, come si debba andare avanti alla normalità». Nino Frassica? «Un genio, un comico assoluto!». Cristiano Malgioglio? «È un uomo straordinario, è unico nel panorama televisivo, ma non credo solo italiano ma anche mondiale. Riesce ad unire una grande profondità, una grande serietà con una grande leggerezza e quindi grande umanità. Katia Follesa? «Comica, ironia sul mondo e su sé stessa, forza». Elettra Lamborghini? «Velocità pazzesca». Miriam Leone? «La bellezza. Pensa che è stata una mia Miss Italia ed è una donna ancora più forte da quando è diventata anche mamma». Geppi Cucciari? «Anche qui abbiamo di fronte un genio comico, abbiamo l’ironia con la I maiuscola». Mahmood? «È un’artista pazzesco ed ho avuto la fortuna in qualche modo di lanciarlo dal mio Festival di Sanremo del 2016, quando era tra le Nuove Proposte. Pensa in una foto c’era Mahmood, Irama, Gabbani ed Ermal Meta. Sono stato particolarmente fortunato, quell’anno. E Mahmood è un’artista internazionale!». Alessandro Cattelan? «È un collega più giovane, che merita tutto il successo che ha». E chiudiamo con Alessia Maruzzi? «Alessia è la gioia di vivere. È una donna pazzesca, sempre sorridente, che sa ironizzare su sé stessa, sul mondo ed è una grandissima professionista».
Abbiamo appreso con grande preoccupazione e con non poco sgomento, che qualche giorno fa, non erano ancora arrivati gli abiti di scena di Cristiano Malgioglio. Hai avuto modo di controllarli, tu? «No. Avrà un look meno esagerato rispetto di quello che di solito ha a Tale e Quale, però è tutto da scoprire».
Chi non è salito con tutti gli onori del caso sul palco di Sanremo, da super ospite: Capi di Stato, Premi Nobel, Premi Oscar, le più grandi star del cinema, della televisione, otre che della musica. Tanti super ospiti, alcuni musicali, altri no. Tra l’altro Carlo, sei riuscito a riportare sul palco dell’Ariston dopo quarant’anni, i Duran Duran? «Davvero, chi l’avrebbe mai detto! Quarant’anni fa, ero qua fuori. Partito da Firenze dalla mia radio privata fiorentina con il 127 arancione, cercando disperatamente di beccare qualche intervista fuori degli alberghi, perché allora non c’erano le sale stampa, le radio. Ci si andava fuori dall’albergo. Non avrei immaginato, quarant’anni dopo, di essere di nuovo protagonista sul palco e questa volta, avere con me i Duran Duran facendo cantare anche il loro successo di tanti anni fa, intitolato “The Wild Boyce”».
È rimasto nelle menti, e nei cuori di tutti noi! Poi c’è Jovanotti? «Sarà nella prima serata, un grande appuntamento dopo le sue disavventure fisiche è tornato più forte che mai, e ci regalerà uno show unico come soltanto Jova sa fare».
E Antonello Venditti? «Si tratta di un Premio alla Carriera, di uno dei grandi cantautori italiani e verrà il sabato sera. Mentre l’altro Premio alla Carriera verrà consegnato ad Iva Zanicchi, una donna, che esattamente sessanta anni fa fece il suo primo Festival di Sanremo e l’ha vinto tre volte. Poi c’è anche Damiano David, anche lui in seconda serata è attesissimo».
Allora a questo punto diciamoli tutti…«Ci fermiamo qua, ma ci tengo molto all’intervento che faranno nella prima serata Mira Awad, cantante di origine palestinese, e Noa, cantante di origine israeliana, che canteranno su di questo palco di Sanremo dell’Ariston – “Imagine” di John Lennon, che deve essere ancora una volta un grande inno di pace con la speranza soprattutto, che tutte le popolazioni possano godere di uno spettacolo come Sanremo, con la leggerezza, con la musica, senza pressioni, senza guerre, e che tutti i bambini del mondo possano vivere la pace».
Soprattutto Carlo è molto importante questa tua scelta, perché coincide con un momento particolare, che è quello appunto della tregua tra israeliani e palestinesi, si sta cercando di riportare ordine all’interno del Medio Oriente – seppur con grande difficoltà, quindi in merito a questa tua scelta, è sicuramente la musica con il suo linguaggio molto diretto darà un contributo alla costruzione della cultura della pace. Sanremo, grande evento di spettacolo e di costume. Carlo, anche tu punterai su dei giovani. Quali sono le leve che azionerai in queste serate per poter tenere alta l’attenzione di quella che si chiama Generazione Z? «Ci sono due aspetti! Da un lato ovviamente nel cast dei Big, ci sono tanti artisti che sono amati dai giovani, appunto della Generazione Z. E poi ho voluto reintrodurre invece dentro il mondo di Sanremo lo spazio delle “Nuove Proposte”, che hanno fatto una gara a parte facendo un programma condotto da Alessandro Cattelan, Sanremo Giovani, andato in onda su Rai 2, che ci ha portato i quattro finalisti, che saranno sul palco da mercoledì sera. Faranno le due semifinali e giovedì ci sarà la finale. Ho avuto la fortuna nelle mie tre precedenti edizioni di avere un bel mondo delle Nuove Proposte, che poi sono diventate delle realtà dei Big. Quindi spero che anche in questa edizione, venga fuori qualcuno, che poi si faccia sentire nel tempo, che possano fare il passaggio tra Nuove Proposte a Big».
Il passaggio di testimone! A proposito di giovani. Sono soprattutto loro a seguire il Festival sui social, ma anche ad essere i protagonisti delle Nuove Proposte. Operazione Amarcord. Carlo, che ricordi hai quando da adolescente guardavi il Festival di Sanremo con tua mamma? «Sono due momenti diversi. Perché che c’è quello da bambino, che lo guardavo con mia mamma ed una mia zia che si chiamava Liliana, che era patita della televisione. E di solito dopo Carosello mi mandavano a letto, invece, quando c’era Sanremo, qualcosa mi facevano vedere. E la prima immagine che ho in testa di quel Sanremo lì, in bianco e nero ad esempio con Nicola Di Bari, il primo ricordo che porto con me è un signore con la barba ed una pallina in testa, che cantava “4 marzo 1943” del grande Lucio Dalla. Poi quando da adolescente dai diciotto anni ho iniziato a trasmettere anche in radio ho un pò smesso di seguire Sanremo. Dei Sanremo trasmettevamo poche canzoni a dire il vero. Andavamo in discoteca il sabato sera».
Carlo hai citato questa attività straordinaria del dj. Perché passavate poche canzoni di Sanremo? «C’era molta differenza tra i generi musicali che piaceva ai ragazzi e quello che invece piaceva ai genitori. Adesso, invece si sono avvicinati un pò di più i gusti. A quel tempo ad esempio, i Ricchi e Poveri non li passavamo, perché la radio era privata. Le radio libere avevano un altro modo, dovevano lanciare, magari vedi dal Sanremo c’erano Vasco Rossi, o Rino Gaetano, Zucchero per esempio, ma non quelli che arrivavano nei primi posti. Passavano Cotugno, piuttosto che Pupo. Mentre magari Albano e Romina o i Ricchi e Poveri, si trattava di canzoni, che ancora oggi, cantiamo».
Mi dici tre canzoni del Festival, che non hanno mai vinto una edizione e che tu canti sotto la doccia? «Lucio Battisti ha partecipato una sola volta con “Un’avventura” e fu una canzone clamorosa. Poi “Piazza Grande” o “4 marzo 1943” oppure ad ora si può cantare il mondo delle canzoni sanremesi. Quello che riesco a canticchiare può essere “Su di noi” di Pupo, che festeggia quaranta anni, posso canticchiare i Ricchi e Poveri come “Sarà perché ti amo” ed una canzone che mi piace moltissimo è “La prima cosa bella”».
Posso chiederti una cosa. Quando gli artisti della Rai ti hanno chiamato per chiederti di fare il Direttore Artistico e il conduttore del Festival qual è stata la tua prima reazione? «Come canta Antonello Venditti, certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano. Quando ho capito che potevo ancora una volta dare un piccolo contributo, ma soprattutto divertirmi e prestare il mio orecchio alla musica quando anche le case discografiche quando un pò tutto il sistema me l’ha chiesto di fare, risposi che andava bene. E che mi volevo mettere nuovamente in gioco per modo di dire, perché spero di aver scelto delle canzoni e che il pubblico possa godere del bel spettacolo rapido, veloce con degli amici, che ho coinvolto e con il quale ho voluto condividere il Festival da fare insieme».
Vedi questo è molto bello. “Fare il Festival insieme è proprio lo spirito migliore secondo me, secondo noi, per poter rendere questo evento un evento di successo. Ci saranno delle differenze tra questa edizione e le altre che hai condotto. Ovvero l’esperienza del passato, ti farà cambiare qualcosa o invece confermerai molte delle cose che avevi deciso le altre cose di fare? «Credo che il Festival è proprio questo. Come affermavo prima, c’è l’ha insegnato il grande Pippo Baudo. Ciascuno di noi ci ha messo del suo. Ho compreso delle cose non corrette delle precedenti tre edizioni. Poi ci sono le due edizioni di Baglioni meravigliose, e le cinque straordinarie di Amadeus, che hanno fatto ancora crescere l’evento. Spero di continuare questa scia, levando degli aspetti se vorremmo dire “sbagliati”, che ci potevamo essere prima, come ad esempio lo sono state le eliminazioni, non ci saranno più e dei correttivi o delle modifiche, che possono essere tipiche del mio modo di fare televisione anche nei meccanismi di giudizio e di votazione».
Carlo, sale, sale l’adrenalina. Sei molto tranquillo, sereno. Ti faccio un’ultima domanda. Qual è il gesto scaramantico, che farai prima di cominciare ufficialmente questa settantacinquesima edizione del Festival della Canzone italiana?
«Non ne ho! Mi godrò ancora una volta quella scala, immaginando e pensando, ma guarda te questo “Calimero”, che quarant’anni fa era con quel 127 arancione, ancora una volta è protagonista sul palco dell’Ariston. Chi l’avrebbe mai detto!».
Grazie Mille per essere stato con noi. In bocca al lupo di vero cuore con tutto l’affetto di cui sono capace. Tu sei un uomo Rai ed è giusto questa intervista si concluda con un tributo alle donne e agli uomini della nostra azienda che con il loro lavoro contribuiscono al successo del Festival di Sanremo. Grazie Carlo! «Grazie!».

