Cronaca – Addio a Silvio Berlusconi, l’ex premier e leader di Forza Italia.
Originario di Milano, Silvio Berlusconi è stato un politico ed imprenditore, quattro volte Presidente del Consiglio. Era conosciuto anche come il Cavaliere. L’ex premier e leader di Forza Italia aveva 86 anni. È stato eletto parlamentare europeo alle elezioni europee del 2019. Mentre alle elezioni politiche del 25 settembre 2022, ha vinto nel collegio uninominale di Monza, tornando al Senato dopo nove anni di assenza. Proprietario del Milan dal 20 febbraio 1986 al 13 aprile 2017, è stato il presidente più longevo nella storia del club lombardo, ricoprendo la carica per 20 anni. In un primo momento a partire dal 24 marzo 1986 fino al 21 dicembre 2004 e poi, per altri due anni, dal 15 giugno 2006 all’8 maggio 2008, quando fu rieletto alla presidenza del Consiglio dei ministri. Il 29 marzo 2012, il consiglio di amministrazione della società lo nominò Presidente Onorario, carica che ha ricoperto fino al 13 aprile 2017. Berlusconi è stato anche il patron più vincente della storia rossonera, avendo conquistato 29 trofei in 31 anni di proprietà del club – ventisei titoli nei venti anni di presidenza e, tre negli undici anni di vicepresidenza vicaria di Adriano Galliani, di cui troviamo otto scudetti, sette Supercoppe italiane, cinque Coppe Champions League, due Coppe Intercontinentali, una Coppa del mondo per club FIFA e cinque Supercoppe Uefa. Silvio Berlusconi, era venuto a capo di una tv commerciale nel 1977, con l’aiuto di un politico democristiano di Milano, Vittorino Colombo.
Berlusconi, forte della sua potenza economica comprò “TeleMilano” e la cambiò in “Canale 5”, investendo nella comunicazione. L’idea di Silvio Berlusconi, era una TV polare, come era improntata quella americana. La tv popolare aveva un grande richiamo per il mondo pubblicitario per cui soltanto poche aziende se lo potevano permettere. Il duopolio prende concretamente forma nel 1984. Dal momento che Berlusconi dichiarava che gli ascolti dei suoi programmi avevano un buon ascolto, quelli della Rai si creano un sistema in proprio, chiamato “Auditel”, campione statistico. Assortimento di persone che vengono interrogate e che rappresentano la comunità a cui appartengono. Auditel è un campione rappresentativo, perché ha arruolato un esercito stabile di 15.000 persone, quando è nata, che sta a rappresentare come vanno gli ascolti. Per comprendere l’ascesa di Berlusconi, dobbiamo illustrare il quadro politico dell’Italia negli anni ’70. I Democristiani facevano parte di un partito molto vasto, che riscuoteva consensi al 38,40%, ossia la DC. Aveva due correnti politiche. Una di ceto medio con partita iva e una classe operaia. A sinistra, c’era una rivalità tra Partito Socialista e il Partito Comunista. Il Socialista aveva tra il 12 ed il 13% dei voti e faceva parte della maggioranza di governo. Dunque si arrivò alla divisione delle aree di influenza. Le due destre degli schieramenti diventarono il “Partito Berlusconi” ed i cattolici democratici diventarono il “Partito Rai”. La Democrazia Cristiana nominò Direttore Generale Biagio Agnes e fecero una legge che legittimava la trasmissione di segnali nazionali da parte di Berlusconi, dall’altro lato, concentrava nel Direttore Generale molti poteri che prima non aveva. Nel 1985, Berlusconi con il forte appoggio delle due destre di governo, compra la “Standa”, Società Anonima Magazzini Standard. La Democrazia Cristiana, che aveva appoggiato la Rai come servizio pubblico, era disposta anche a tutto pur di mantenere una posizione forte nella Rai, che desse una spinta sia sul piano del canone che su quello degli introiti pubblicitari. Quindi pensò di affiancarsi ai comunisti, affinché non salissero in Parlamento. I comunisti ottennero di poter nominare il Direttore della Terza Rete. Scelsero Guglielmi, e lui, circondato da una squadra competente, riuscì a dar l’idea di una “rete nuova”, che però già aveva una spina dorsale. La Rai, sembrava dunque molto consolidata. Ad esempio, Adriano Celentano con il “Fantastico del sabato sera”, dava smalto a Rai 1 e Rai 3, grazie a Guglielmi e alla squadra, cominciò ad ingranare. Poi quando hanno mandato via tutti, dopo sette anni era arrivata al 12% spendendo 1/3 o 1/5 degli altri, partendo da zero e avendo soltanto programmi autoprodotti. In queste crepe del sistema, c’è stato il duopolio. Dove Berlusconi ad ottobre dell’87, accettò di non essere come primo gruppo televisivo. L’uscita di scena scatta con le elezioni del 1994, in cui Berlusconi scende in campo e, vince. La vittoria di Berlusconi è stata una vittoria culturale. Berlusconi, lo interpretiamo come un fenomeno culturale, inserendolo in una storia di successo, appunto, culturale. Con Silvio Berlusconi, ci lascia un pezzo di storia italiana. Nel corso degli anni passando dalle innumerevoli sfide e campagne elettorali svoltesi, come quelle ad esempio, susseguite al programma “Porta a Porta” di Bruno Vespa, recentemente fu anche protagonista su una delle piattaforme social più frequentate dai giovani, Tik Tok, con brevi ma potenti video per arrivare al popolo con il suo credo politico.